Ogni anno, in agosto, milioni di persone si mettono in viaggio per raggiungere Edimburgo e respirare l'atmosfera del Fringe Festival.
Fondato nel 1947 da alcune compagnie teatrali che non furono ammesse all'Edinburgh International Festival, è diventato, da allora, simbolo di libertà e promozione personale.
In seguito, l'idea di un festival delle arti senza obbligo di selezione, è cominciata a fiorire anche in altri Paesi, tanto che ora si trovano numerosi fringe festival sparsi in tutto il mondo.
Avevo in mente di andare a Edimburgo, già dall'anno scorso e non solo per il Fringe (la capitale scozzese è famosa per avere un calendario ricco di iniziative culturali e festival da gennaio a dicembre)
Quando uscì la notizia che Haruki Murakami aveva accettato l'invito dell'Edinburgh Book Festival, avrei volentieri stracciato i biglietti per l'Italia pur di non perdere quell'appuntamento.
Un incontro emozionante ma soprattutto unico, vista la ritrosia dello scrittore a partecipare ad eventi pubblici.
Sarà stato forse per superare la delusione ma, pochi mesi dopo, avevamo già prenotato hotel e biglietti del treno per l'anno successivo.
Murakami era ormai sfumato, ma la voglia di visitare la città e immergersi nell'Edinburgh Fringe Festival sarebbe stata finalmente soddisfatta.
Una mossa lungimirante poiché, in agosto, questa affascinante città medievale attira così tanti turisti da rendere impossibile trovare una sistemazione.
Il giorno della partenza ero così eccitata di allontanarmi da Londra e di sentire il baricentro spostarsi lungo la Gran Bretagna, che ho avuto l'impressione di vederla dal finestrino.
Dopo tre anni dal nostro trasferimento, ho la necessità di interiorizzare in maniera più completa il territorio in cui sono capitata, puntellando la mappa di bandierine che ne testimonino la mia presenza.
La visione ancora molto parziale dell'intera area e la mancanza di un background culturale appropriato, mi spingono a collezionare fotogrammi di vita insieme a una popolazione che inizio ad ammirare, pur conservando la mia integrità italiana.
La vista dal finestrino mi regala anche chilometri di costa accarezzata da un mare inaspettatamente azzurro e spiagge deserte dove, penso, sarebbe piacevole fermarsi.
La stazione di Edimburgo taglia in due la città e un po' sembra che il mare ci abbia seguiti fino qui.
Appena l'illusione dei palazzi sull'acqua svanisce, ondate di volantini iniziano a travolgermi.
Difficile risalire la corrente, meglio cedere all'entusiasmo dei giovani appassionati e promotori della loro arte.
E' buffo: non ho ancora posato la valigia in hotel e già mi trovo nelle tasche venti proposte per sedermi a teatro.
Ma noi abbiamo le idee chiare. Non andremo a vedere il teatro classico, quello d'avanguardia, tantomeno gli spettacoli di cabaret.
Non è un teatro minore quello confezionato per bambini e il nostro piccolo treenne avrà un battesimo illustre, proprio qui al Fringe.
Certo è importante che anche lui impari a conoscere le tradizioni del luogo, perciò quale imprinting migliore può rappresentare una sessione gratuita di Ceilidh Kids?
Il volantino dice Fun Scottish dancing for all family (suitable for families with children ages 3-7 but all welcome)
Potrei dire che ce la siamo cavata bene a saltellare insieme agli altri, invece no.
Dopo l'iniziale entusiasmo, il piccolo italiano alla scoperta della Scozia, non ne voleva sapere di ballare con nessuno dei due genitori, né di ripetere una noiosa sequenza di passi.
Dopo l'iniziale entusiasmo, il piccolo italiano alla scoperta della Scozia, non ne voleva sapere di ballare con nessuno dei due genitori, né di ripetere una noiosa sequenza di passi.
Lui voleva ballare da solo e non c'era verso di tenere in piedi quel discorso sulle tradizioni.
Non so dire con certezza cosa pensasse quando giravamo per le strade di questa città bizzarra.
Forse semplicemente l'idea di un paese in festa con tanta voglia di giocare, proprio come lui.
Lo abbiamo portato a vedere Colors, anzichè Dolls e se date un'occhiata a questo trailer, capirete perché mi sia dispiaciuto perdere questo connubio tra arte circense e danza contemporanea.
Nonostante le tentazioni, il nostro desiderio era quello di non dividersi e guardare tutti insieme gli stessi shows. Perché una rappresentazione teatrale non assolve la sua funzione d'intrattenimento e meraviglia soltanto nel momento in cui ci appare. I suoi effetti durano nel tempo, la capacità di reinterpretare il mondo continua a svilupparsi autonomamente.
Ciò che si è visto diventa solo un pretesto per perpetuare la magia vera, quella che accompagna le giornate ordinarie in cui torniamo ad essere attori protagonisti dello spettacolo che è la nostra vita.
Il bambino è abituato a fare della sua realtà quotidiana una finzione scenica, districandosi tra giochi di ruolo che lo vedono a volte protagonista, altre figura marginale. In quel piccolo contesto lui sperimenta parti di quel Sé in crescita, che noi adulti possiamo solo intuire, seguirne le tracce.
Sarà proprio perché qui al Fringe è facile perdersi che abbiamo privilegiato proposte adatte ai piccoli spettatori, consapevoli che ne avremmo tutti beneficiato secondo differenti livelli.
Nessun rimpianto quindi per quello che non ho visto anche se, spero, ci sarà un'altra occasione per assistere a Something between nothing and everything.
Se vi incuriosiscono il teatro fisico, la danza e le sperimentazioni multimediali vi lascio, qui, un piccolo assaggio.
Entrerete in una sorta di Neverland dove si intrecciano le storie di quattro ragazze. Un luogo di ricordi e flashback. Qualcosa tra il Niente e il Tutto, dove ogni avvenimento apparentemente ordinario diventa straordinario.
Della stessa compagnia, ho trovato estremamente interessante Perceptual landscape, un progetto sul movimento del corpo, che sfida la percezione della realtà con luce e suono.
La performance, ispirata da bambini con autismo, ha il potenziale di avvicinare lo spettatore a questo mondo, a sentirlo dentro di sé.
Penso che all'Edinburgh Fringe Festival l'offerta sia così variegata da permettere ad ognuno di sintonizzarsi con lo spettacolo giusto. L'altra faccia della medaglia, però, è quella di sentirsi bamboozled e non riuscire ad orientarsi.
Noi eravamo partiti con l'idea di vedere rappresentato qualcosa che il nostro bambino già conoscesse. Sappiamo bene quanto sia difficile, a quell'età, restare fermi e in silenzio a lungo.
The tiger who came to tea, tratto dal famoso libro di Judith Kerr, era quindi un modo sicuro di portarlo a teatro, senza il pericolo che eventuali cali d'interesse generassero infauste conseguenze.
L'unico problema è stato fargli capire, prima dell'inizio, che non potesse invadere il palcoscenico ed esplorare la cucina.
Stesso discorso per The scarecrows' wedding tratto dal libro di Julia Donaldson e Axel Scheffler, gli autori del Gruffalo per intenderci.
Questa compagnia, famosa per aver messo in scena altri libri della stessa coppia, è forse una delle più brillanti e innovative.
Di questo spettacolo abbiamo particolarmente apprezzato la vivacità degli attori, le musiche e l'abilità di dare vita a personaggi non presenti realmente sul palcoscenico.
Caratteristica comune di quasi tutti gli shows del Fringe è la velocità con cui alla fine dello spettacolo, mentre il pubblico ancora sta guadagnando l'uscita, le scenografie vengano smontate per lasciare il posto alle altre.
Del resto quale città potrebbe disporre di così tanti locali da adibire a teatro, in grado di soddisfare la messa in scena di più di tremila shows, nell'arco di tre settimane?
Come se non bastasse, ogni giorno, c'è un numero spropositato di performance lungo le strade e le piazze di Edimburgo, che soddisfa la sete di intrattenimento di un pubblico di passaggio, avvezzo a farsi coinvolgere emotivamente.
Noi ci siamo presi del tempo anche per visitare la città, musei e castello.
Abbiamo approfittato dell'insolito clima estivo per fare due passi sulla spiaggia di Portobello, provando a immaginare come potesse essere un tempo.
L'ultimo regalo che ci siamo fatti prima di partire è stato acquistare last-minute i biglietti per assistere a un altro spettacolo.
Un musical esilarante, ispirato al libro di Peter Brown, Mr Tiger goes wild.
Ancora adesso ne recitiamo le battute, facciamo di alcune canzoni la nostra colonna sonora quotidiana.
La performance dei due attori ci ha fatto molto ridere, specie nei momenti di interazione col pubblico.
Quando siamo tornati a casa ho chiesto al nostro piccolo spettatore se preferisse il cinema o il teatro.
''Il teatro!'' ha risposto.
Poi ho pensato che fossero passati almeno 5 mesi dall'ultima volta che aveva visto un film al cinema, un tempo troppo lungo per poter fare una comparazione obiettiva.
Cosi ho rilanciato 'E cosa ti piace di piu: il teatro o la tv?'
Il teatro!