E’ più difficile cambiare Paese o quartiere?
A giudicare dalla resistenza avuta nell’abbandonare tutto ciò che ruota
attorno al nostro postcode, direi la seconda ipotesi.
Il progetto di ridurre la distanza dal centro città non ha funzionato,
non solo per l’impegno economico che avrebbe comportato l’affitto di un
appartamento vicino alle High Street più esclusive.
Rinunciare a una buona qualità della vita, per avere qualche fermata di
tube in meno sul tragitto cittadino, beh…alla fine, non mi è sembrata un’idea
geniale.
Ma dicevo, non è solo questione di conti in tasca.
Abbiamo scoperto di amare il nostro dàbliu e che, almeno per il
momento, sarebbe insensato separarsene.
La nursery di FH e il Gymboree, il corso di yoga, il college, il parco,
le case vittoriane e i Café sarebbero stati rimpiazzati, certo.
Tuttavia se pensi che niente avrebbe potuto eguagliarli in fascino ed
efficienza, significa che ami il luogo in cui vivi.
Oppure sarà che l’expat ha un po’ la sindrome del bastardino.
Magari non scodinzola a chi si mostra gentile ma si affeziona e giorno
dopo giorno fissa dentro di sé i punti di riferimento necessari a ricostruirsi
un’identità.
Va da sé che cercare casa entro un piccolo raggio di chilometri, che soddisfi
pure esigenze estetiche, logistiche ed economiche sia un’impresa.
Figuriamoci poi se, a disposizione, hai solo poche settimane.
Il 30 marzo, Mother’s Day, ci
siamo svegliati tra gli scatoloni in un nuovo appartamento, distante pochi
minuti dall’altro.
Il countdown è partito.
Una trasferta di sei mesi, il tempo necessario a ristrutturare l’abitazione
danneggiata dall’acqua.
Perché come spiegavo tempo fa', un minuscolo foro in un tubo ha avuto il
potere di modificare la nostra vita, scombussolarne gli equilibri.
Uno spreco di energie considerando che, per tornare nel vecchio flat,
dovremo affrontare un altro trasloco.
Uno sbattimento necessario, visto che qui è bello ma costa pure di
più.
Ho scoperto che il giacinto, il fiore piantato da FH a scuola,
simboleggia il gioco e il piacere di fare le cose divertendosi.
E’ con questo spirito allora, che diamo l’acqua al nostro giacinto
rosa pallido.
Per non sentire la fatica di questi giorni e di quelli che verranno.
Proprio nel momento in cui penserò di aver ristabilito un ordine negli
armadi e dentro di me, dovrò rimpacchettare tutto e ricollocarlo dove era
inizialmente.
Ed io non sono brava a fare ordine, semmai il contrario.
E quando sono molto stanca divento pure depressa.
Perciò sarà difficile fare le cose divertendosi, ma ci sto provando.
Certo non è per niente facile affrontare tutto questo. Il tuo piccolo però sarà un ottimo aiutante!
ReplyDeleteHehe... di sicuro mi aiuta a creare ancora piú caos ;)
DeleteQuanto è bello mamma mia!!!
ReplyDeleteIo ti capisco, non amo i traslochi non tanto per il cambiamento, perché quello mi piace, ma per la necessità di svuotare/riempire, disfare/mettere in ordine ecc... ecc... Anche se, quando ho traslocato qui, ne ho approfittato per eliminare tante cose che non servivano (e da allora sono persino riuscita a non accumulare!).
Un abbraccio, vi aspetto!
Brava, il trasloco dovrebbe essere un'occasione per fare un po' di decluttering. Stavolta invece nn ci sono proprio riuscita!
DeleteSi si,non vediamo l'ora.. Abbiamo appena prenotato il treno :)