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20.11.13

never ending books




Non ho ancora letto i libri che ho portato dall'Italia l'anno scorso.
A parte L'uccello che girava le viti del mondo, che fa di me un lettore bloccato nel pozzo insieme a Okada Toru, ho letto solo le prime due pagine di Grotesque.



Non ero nemmeno incinta quando le ho lette e non avevo la più pallida idea di come sarebbe stato mio figlio, ma ora so che è meglio dei suoi stessi procreatori. 

Stavo cercando di mettere fisicamente una sull'altra le vite delle persone nascoste in quei libri, avevo bisogno di visualizzare la torre per dire a me stessa ce la posso fare.
Invece non sono riuscita a fotografare la lista delle mie buone intenzioni senza che arrivasse lui a invadere il campo.
Ho fatto la voce grossa vietandogli di toccare, ma poi mi sono arresa e l'ho lasciato libero di strapazzare il piccolo mondo degli adulti.



Tutte le volte che mi soffermo a guardare un uomo, mi viene spontaneo fantasticare su come sarebbe un nostro bambino. Ormai è un'abitudine di cui non riesco a liberarmi, una vera e propria seconda natura. L'uomo può essere  bello o brutto, giovane e vecchio, ma in ogni caso l'immagine di un figlio tutto nostro mi balena nella mente. I miei capelli sono castano chiaro e molto sottili, e se i suoi sono corvini e spessi, allora ipotizzo che quelli del bambino avranno un colore e una consistenza pressoché perfetti. Comincio sempre col vagheggiare il meglio, ma in breve mi ritrovo a evocare visioni del tutto opposte, raccapriccianti.
E se le rade sopracciglia di lui s'incollassero al di sopra delle mie spiccate palpebre doppie? Se le sue enormi narici s'intagliassero nel mio piccolo naso? Le sue scabre ginocchia nelle mie cosce formose, le sue unghie squadrate nei miei piedi affusolati e arcuati? La mia mente viene attraversata da innumerevoli combinazioni, una dopo l'altra, senza requie, fino a che il mio bambino immaginario si trasforma in un ricettacolo di difetti, quelli miei e quelli del padre di turno.
Continuo a fissare con insistenza l'uomo che mi trovo davanti, illudendolo di provare simpatia nei suoi confronti e innescando situazioni anomale che talvolta si concludono con ridicoli malintesi, ma che non bastano a dissuadere la mia singolare curiosità.
Quando uno spermatozoo e un ovocita si congiungono, creano una nuova cellula e generano la vita. Nuovi esseri sono pronti a venire al mondo, con forme e caratteristiche che nessuno è in grado di predire. Cosa accade, per esempio, nel caso in cui uno spermatozoo e un ovocita risultino incompatibili e carichi solamente di reciproca animosità? Non rischiano forse di dare vita a una creatura abnorme e dissimile dalle aspettative? D'altro canto, è ovvio che se invece fossero dotati di straordinaria affinità, la discendenza potrebbe risultare persino più grandiosa degli stessi procreatori. In fondo, nessuno conosce le intenzioni di uno spermatozoo e di un ovocita al momento della fecondazione.
E' in frangenti come questi che nella mia mente affiorano rappresentazioni di bambini immaginari. Sì, proprio quel tipo di rappresentazioni grafiche che si trovano nei testi scolastici di geografia e biologia. Ve le ricordate anche voi, no? Quelle ricostruzioni ipotetiche di creature estinte basati su fossili rinvenuti sotto numerosi strati di terra. Tavole a tutta pagina ricche d'illustrazioni dai colori sgargianti di piante e animali collocati in ambienti terrestri e marini. Da bambina, quelle tavole mi davano i brividi, più di qualunque altra cosa. Ma il fatto stesso che mi facessero così paura era forse prova di quanto mi attraessero. Detestavo aprire quei libri, eppure, non appena ne venivo in possesso, cercavo le pagine con quelle tavole e trascorrevo un tempo infinito a scrutarle.
Ancora oggi mi ricordo di una ricostruzione della fauna di Burgess.
Quella tavola, basata sui fossili di Cambriano ritrovati sulle Montagne rocciose canadesi, era piena di assurde creature che nuotavano negli abissi marini. L'Hallucigenia strisciava sul fondo sabbioso con il suo incredibile intrico di aculei dorsali che la rendeva simile a una spazzola per capelli; l'Opabinia dai cinque occhi serpeggiava tra rocce e dirupi; l'Anomalocaris, dotato di due giganteschi tentacoli a forma di uncino sulla bocca, vagava minaccioso nelle tenebre sottomarine in cerca di una preda.
La tavola partorita dalla mia fantasia è molto simile a quella dela fauna di Burgess: decine e decine di bambini dalle forme bizzarre che nuotano sott'acqua; bambini nati dalle unioni immaginarie con tutti gli uomini che mi sono soffermata a guardare.
Per qualche strana ragione, non penso mai all'atto in sé che un uomo e una donna compiono per procreare. Le mie colleghe più giovani si divertono a prendersi gioco degli uomini che detestano e cianciano cose del tipo: "Per carità, solo l'idea di sfiorarlo mi fa accaponare la pelle!". Io, invece, a certi particolari non do alcun peso. Salto la parte che riguarda l'atto sessuale e punto dritto ai bambini e alle loro eventuali fattezze. Sì, lo so, sono una persona decisamente fuori della norma.

Grotesque, Natsuo Kirino, (trad.Gianluca Coci)



Altri colori, O.Pamuk
Kafka sulla spiaggia, H.Murakami
1Q84, H.Murakami
Morbide guance, N.Kirino
Sunset Park, P.Auster
Trilogia di New York, P.Auster
Nel paese delle ultime cose, P.Auster
Moon Palace, P.Auster
Causa di forza maggiore, A.Nothomb
Biografia della fame, A.Nothomb
Igiene dell'assassino, A.Nothomb
Le catilinarie, A.Nothomb
La fine del mondo e il paese delle meraviglie, H.Murakami 

La famiglia Winshaw, J.Coe
L'uccello che girava le viti del mondo, H.Murakami
Le quattro casalinghe di Tokyo, N.Kirino
Grotesque, N.Kirino



Quando ho traslocato questi libri, sapevo che non avrei avuto tanto tempo per leggere eppure, onestamente, non posso far ricadere tutta la colpa su FH.  
Bambino a parte,  ho un maledetto problema di concentrazione.

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